Gli italiani seguono le cose della Fiat con speciale partecipazione e un velo di affetto. È inevitabile, in ogni famiglia c´è stata almeno una Fiat, e ben pochi marchi sono simbiotici all´immagine e alla storia di un Paese quanto Fiat e l´Italia. Anche per questo il crollo delle vendite mette di cattivo umore, è come un presagio malevolo, si somma all´asprezza dello scontro sindacale, alle tante voci di fuga in America, e soprattutto all´ormai annosa attesa di "nuovi modelli" che, più di ogni altra cosa, darebbe il segno di una perdurante vitalità industriale, creativa, futuribile. Al di là dei comunicati ufficiali, e di un volto aziendale che su questi argomenti appare inespressivo, reticente o del tutto chiuso, una questione "tecnica" sta diventando, di anno in anno, un tema popolare: si aspetta una Fiat davvero nuova come un piccolo scatto d´epoca, un colpo di reni, e si pensa che
l´assenza di nuove Fiat (che non siano l´ennesimo remake, o un’americana travestita) sia uno dei più evidenti sintomi della crisi del nostro sistema industriale, dell´ingegneria creativa che ha dato, se non tutto, moltissimo allo sviluppo economico italiano. Da quando sono nato ogni età della mia vita ha avuto per corredo una nuova Fiat. Tranne l´età presente e, temo, quella futura. Collego la Fiat al passato, e non è un bel segno.
l´assenza di nuove Fiat (che non siano l´ennesimo remake, o un’americana travestita) sia uno dei più evidenti sintomi della crisi del nostro sistema industriale, dell´ingegneria creativa che ha dato, se non tutto, moltissimo allo sviluppo economico italiano. Da quando sono nato ogni età della mia vita ha avuto per corredo una nuova Fiat. Tranne l´età presente e, temo, quella futura. Collego la Fiat al passato, e non è un bel segno.