L’ESPRESSO del 8 aprile 2011 

  di   0   0
L’iPad 2: consigli per l’uso
 
Grazie a una fantastica applicazione, può trasformarsi nel cartello ‘Torno subito’ da appende alla porta. In alternativa, c’è il segnale orario in torinese, l’archivio delle analisi del sangue di tutti i gatti d’Europa e il prete virtuale che ti assolve se passi a Tim. Il lancio sul mercato del nuovo iPad ha colto impreparati gli utenti, alcuni dei quali erano ancora in coda per comperare quello vecchio. Steve Jobs ha voluto rassicurare i possessori di iPad 1, spiegando che presto saranno incazzati anche i possessori di iPad 2 perché tra quindici giorni uscirà iPad 3. E così via. Le differenze. Nel nuovo modello sono cambiati Photo booth, Smart cover, Chip dual core, Key board, Jailbreak, Multi touch, Cpu, Gpu, Ram, Pop, Soc e Ciaf. Lo stesso Steve Jobs ha garantito che a ciascuna di queste caratteristiche tecniche e di queste funzioni verrà presto attribuito un significato, perché la ricerca Apple non conosce tregua. Gli utenti più smaliziati, nel frattempo, scoprono qualità inedite della tavoletta: lasciandola fermentare in acqua e sale per una settimana assume la morbidezza di una lasagna e può essere comodamente ripiegata in una tasca. Psicologia. Come tutti gli apparecchi di nuova generazione, iPad 2 ha migliaia di funzioni, ma l’utente medio usa solo le tre principali, che sono On, Off e Vaffanculo quando non riesce a capire come accedere alle altre. Questo stato di frustrazione deriva dal complesso di inferiorità degli esseri umani rispetto alla tecnologia, ma Steve Jobs assicura che tutto si sistema non appena l’utente si rende conto di essere effettivamente inferiore, mettendosi il cuore in pace. È comunque in funzione un call-center di assistenza psichiatrica, consultabile solo attraverso iPad 2. Dai test sperimentali emerge questa conversazione tipo: "Buongiorno sono Deborah, in che cosa posso aiutarla? Pronto? Mi sente? No, non tocchi il Bloom… Ma che fa? Lasci stare il Fif, per carità… Pronto? Guardi lo schermo, per cortesia… No, quello è il retro, signore, giri il suo iPad… Mi sta ascoltando? La prego, smetta di brancicare istericamente sulle applicazioni… No! Si fermi! Non lanci la tavoletta contro il muro! La funzione Thud non è ancora in dotazione! Signore! Signore, mi sente? Pronto?". Applicazioni. Di serie: la doppia fotocamera per fotografare te stesso mentre fotografi chi ti sta fotografando, lo speciale navigatore pedonale che ti fa camminare solo sui meridiani e i paralleli, la possibilità di trasformare iPad 2 nel cartello "torno subito" da appendere al pomello della porta. Ma sono molte migliaia le applicazioni aggiuntive che vanno a ruba tra gli utenti di iPad. Si va dal segnale orario in torinese al confessionale elettronico, con il prete che ti assolve se passi a Tim, alla connessione fissa con le aste di arazzi del Seicento di tutto il mondo, all’archivio delle analisi del sangue di tutti i cani e i gatti d’Europa, al manuale per la manutenzione delle targhe automobilistiche rovinate dall’usura, più altre infinite occasioni di contatto umano, socializzazione, cultura. Marketing. Gli utenti tipici di iPad si dividono in due tipologie precise: il professionista quarantenne urbano abbiente e il bambino di sette anni. Nei test attitudinali rispondono nello stesso identico modo, tanto che gli esperti di marketing di tutto il mondo hanno ormai parificato le due categorie, allestendo campagne promozionali unificate. Lo slogan è "Bello iPad! Tanto bello! Compra! Compra subito!". È stato giudicato un po’ troppo elementare dal bambino di sette anni, ma accolto con entusiasmo dal professionista quarantenne urbano. Smaltimento. Che fare di iPad 1, dopo l’uscita di iPad 2? La tavoletta non è facile da smaltire: i rifiuti elettronici sono così inquinanti che i gabbiani, quando ne ingoiano uno in una discarica, per tutta la vita fanno inversione a U alla prima rotonda. Alla domanda "come riciclare un apparecchio obsoleto, grosso come una piastrella?", Steve Jobs ha dato una risposta all’altezza della sua fama di guru: "La domanda contiene già la sua risposta. È grande come una piastrella? Non mi dite che non avete un bagno o una cucina da piastrellare". 

Post Recenti

L’AMACA DI DOMANI – Considerazioni in pubblico alla presenza di una mucca

L_amacadidomani_webL’AMACA DI DOMANI Considerazioni in pubblico alla presenza di una mucca ___ di e con Michele Serra regia di Andrea Renzi Scrivere ogni giorno, per ventisette anni, la propria opinione sul giornale, è una forma di potere o una condanna? Un esercizio di stile o uno sfoggio maniacale, degno di un caso umano? Bisogna invidiare […]

Leggi l'articolo →

Gli sciacalli dell’immobilismo

1546865127304_1546865142.jpg--gli_sciacalli_dell_immobilismoPochi ricordano quando luce e gas non arrivavano in tutte le case e per certi viaggi l’alta velocità era solo un sogno. Le grandi opere non sono un mostro ma un’opportunità che ci ha cambiato la vita. Promemoria antideclinista per tornare ad avere fiducia nello stato e nel futuro. C’era una volta un luogo dove […]

Leggi l'articolo →

The Life After

150519125822-david-letterman-graphic-exlarge-169I knew it was going to be bad for me when David Letterman retired, but I didn’t know it was going to be this bad. The first week, I pretended that he was on vacation—he did go on a lot of vacations. Not that he didn’t deserve them. He worked so much and for so […]

Leggi l'articolo →

Un articolo di Christian Raimo di qualche tempo fa che vale la pena rileggere

logofestivalPerché c’è bisogno di un populismo di sinistra Due mesi fa, quest’estate, ho assistito a Londra a una giornata della campagna elettorale di Jeremy Corbyn alla Union Chapel. Tra le molte cose (belle) che mi hanno sorpreso ne ho appuntate mentalmente un paio. La prima è che l’intervento finale di Jeremy Corbyn durava da programma venti […]

Leggi l'articolo →

Non bastano la buona volontà di chi ci lavora da vent’anni e un editore virtuoso: “Lo straniero” chiude

LOGODopo venti anni di attività la rivista “Lo straniero” cesserà le pubblicazioni con il numero doppio di fine anno. Di seguito la lettera del direttore Goffredo Fofi in cui spiega le motivazioni della sua decisione. “Lo straniero” ha vent’anni, e vent’anni per una rivista sono tanti. Nel Polonio dei letterati, un saggio dei primi anni quaranta […]

Leggi l'articolo →

thoughts on this post

Torna all'inizio