Bollani (anche) in tv vale venti Allevi
Va segnalata la trasmissione in sei serate condotto dal più talentuoso e amato pianista jazz italiano Stefano Bollani
Se in tv esistesse lo scambio delle figurine, per una di Stefano Bollani sarei pronto a sacrificarne venti di Giovanni Allevi. Per un giusto risarcimento: nella vita quelli che non si prendono troppo sul serio, quelli che sanno scherzare su di sé e sul proprio lavoro, quelli che non ripetono continuamente (vizio tipico di molti scrittori) «io sono un genio », ebbene costoro rischiano di passare in second’ordine rispetto a chi è capace di far pesare il suo ego extra large (Rai3, domenica, ore, 23.55). È finalmente iniziata la stagione autunno-inverno della tv: molti i ritorni, poche le novità. Fra queste, va senz’altro segnalata «Sostiene Bollani», una trasmissione in sei serate di e sulla musica condotto dal più talentuoso e amato pianista jazz italiano in coppia con Caterina Guzzanti. Liberato dalla presenza di David Riondino, Bollani è libero di esprimere tutta la sua genialità musicale, in un arco che va dalla canzonetta più corriva agli improvvisi di Chopin. Ama il jazz perché, come sostiene, «è il linguaggio dell’improvvisazione»: sostenuto da Jesper Bodilsen al contrabbasso e Morten Lund alla batteria, Bollani ci ha regalato una serata che si potrebbe persino definire didattica, se l’aggettivo non avesse quel sapore impersonale che di solito gli attribuiamo (la Guzzantina si è accollata il ruolo di scolaretta). Nella prima puntata si sono esibiti anche Irene Grandi e Gabriele Mirabassi, virtuoso del clarinetto jazz. Istrionico, entertainer, istitutore e, nello stesso tempo, apprendista (stregone), Bollani usa la tastiera come una chiave per entrare in un mondo magico e vagamente scombinato, dove i tradizionali confini della musica sono stati aboliti.
L’aspetto più divertente, dal punto prettamente televisivo, è che «Sostiene Bollani» è firmato anche da Giovanni Filippetto, Emanuela Andreani, Fosco d’Amelio, Francesca Nesler e Rosaria Parretti. Ebbene, la loro presenza non si sente, né si vede. Com’è giusto che sia.