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LA REPUBBLICA del 28 marzo 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
La senilità di Emilio Fede ha spessore romanzesco, tra Piero Chiara (nei momenti alti) e Fantozzi (nei tonfi). I cronisti che tentano di ricucirne la trama maneggiano ingredienti fantastici: bische, debiti di gioco, traffico di señorite in combutta con amiconi del bel mondo, imputazioni di prossenetismo, stremati giuramenti di eterno amore alla moglie come nei film di Germi. Ora – strepitoso sussulto per un ottuagenario – compaiono una valigia piena di quattrini e una misteriosa "amante cubana", che a noi piace immaginare molto matura, ma ancora in grado di accennare una rumba. La valigia sarebbe stata rifiutata da una banca svizzera, circostanza anch´essa stupefacente perché non si conoscono precedenti e le banche svizzere hanno fama di accettare valigie piene di qualunque roba, siano pure denti d´oro, scalpi umani o triglie andate a male. Ma il colpo di teatro che costringe il pubblico all´applauso lo aggiunge lui. Negando – ovviamente – l´esistenza di valigie, e anche della Svizzera, Fede denuncia "una manovra per farmi perdere la direzione del Tg4". Il pubblico trattiene il fiato. Chi vuole – dopo soli trent´anni di direzione, praticamente appena insediato – levare il Tg4 a Fede? I comunisti? I creditori? Al Qaeda? Il marito dell´amante cubana? Vogliamo la prossima puntata. Presto! 

LA REPUBBLICA del 29 marzo 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
L´atroce rogo di Bologna davanti alla sede di Equitalia non è certo il solo episodio che ci parla della solitudine e della disperazione di molti lavoratori autonomi, artigiani, piccoli imprenditori nella tempesta della crisi. Oscar Giannino ha dedicato (meritoriamente) un´intera puntata della sua trasmissione radiofonica alla catena di suicidi (per debiti) che ha scosso il Nord-Est, dando rilievo e voce all´iniziativa di un sindacalista della Cgil veneta che cerca di costruire, attorno a queste solitudini, una rete di solidarietà. A differenza di Giannino io sono statalista. Forse proprio per questo non riesco ad accettare che lo Stato non sia in grado di distinguere tra i ladri evasori e i galantuomini che non hanno liquidità per pagare le tasse. Sono proprio questi ultimi che avvertono in modo lacerante il peso del loro debito: l´evasore, delle proprie inadempienze, è orgoglioso, il cittadino onesto ne è sopraffatto, ne avverte la vergogna. Non è possibile che non esista, per chi è onesto ma non ha più fiato, per chi lavora ma non ha più margine economico, una zona di tregua, una camera di compensazione che lo aiuti a sopravvivere e a ricostruirsi una solvibilità. Un Fisco ottuso serve solo agli evasori per avere un alibi in più. 

LA REPUBBLICA del 17 aprile 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
In mezzo a tutte queste tristezze, chi l’avrebbe mai detto che le notizie made in Berlusconi, per vent’anni fonte di depressione e scoramento, ci sarebbero venute in soccorso? I resoconti (nelle pagine molto interne dei giornali) del cosiddetto processo Ruby sono uno dei pochi momenti di svago di questo periodo: come quando, nei cinema di una volta, i cinegiornali sulle attricette facevano capolino tra primo e secondo tempo di un polpettone troppo impegnativo. Ieri, per esempio, siamo venuti a sapere che una delle ragazze si esibiva “travestita da Ronaldinho”. Non la Minetti, che per rispetto del suo ruolo politico-istituzionale si vestiva autorevolmente da suora. Un’altra, una delle tante, non si sa se di quelle poi gratificate e promosse, o disgustate e oggi testimoni a carico. Vestita da Ronaldinho, comunque. Chissà se completa di scarpe bullonate e altri accessori, nessuno dei quali, comunque, di intuitiva funzione erotica. Si commenta con gli amici del bar e si ride. Il rischio – diciamolo – è di dubitare dell’orgia, e dovere ammettere, con deplorevole ritardo, che si trattava effettivamente, se non di cene eleganti, di festicciole per stupidoni e stupidone. 

LA REPUBBLICA del 30 marzo 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
Dopo i famosi diari di Hitler e di Mussolini, il senatore Dell´Utri ha acquistato all´asta anche alcuni volantini delle Brigate Rosse. Probabilmente possiede, in una teca, anche la barba di Landrù, un cannone di Bava Beccaris, la patente di Pacciani e la testa mozza del Battista, assecondando una vocazione collezionistica decisamente "noir". Per puntellare l´aspetto storico-culturale di questo suo pallino, il senatore ha poi dichiarato che quelle carte insanguinate gli serviranno per allestire "una mostra sul Sessantotto come motore del terrorismo". Ovviamente ognuno è libero di sostenere ciò che gli pare intelligente, compresa una così sciocca banalizzazione della storia del nostro Paese. L´importante è che il senatore, per dare meritato respiro alla sua mostra, allarghi la ricerca storica � a proposito di terrorismo � anche ai rapporti tra mafia e politica, tra servizi segreti e stragi, tra neofascismo e bombe, tra Gladio e il traffico d´armi e tritolo in giro per l´Italia. Il problema, temiamo, è documentale: per quanto abilissimo nello scovare carteggi, diari, epistole, Dell´Utri difficilmente riuscirà a procurarsi qualcosa da esporre. Le Brigate Rosse scrivevano le loro truci sentenze. Mafia e servizi non hanno lasciato tracce. 

LA REPUBBLICA del 18 aprile 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
Per arrivare preparati a un futuro di sconquassi, sarà bene evitare di chiamare "antipolitica" tutto quello che non capiamo. Specialmente noi anzianotti, cresciuti dentro una società fatta di partiti e di sindacati, tendiamo a buttare in quel sacco tutto e il contrario di tutto. Ma è sbagliato. La sola vera antipolitica (non da oggi) è la non-politica. È il menefreghismo civico, la tirchieria volgare di chi alla cosa pubblica non dà nulla (neppure la fatica di informarsi) ma da lei tutto pretende. È l’evasione fiscale, il qualunquismo ignorante, la furbizia plebea opposta all’impegno popolare.
Suggerirei di non definire antipolitica, invece, ciò che ribolle fuori dai partiti, e si raggruma in rete e altrove attorno a parole d’ordine certo molto discutibili, ma totalmente politiche. Il grillismo (che non amo) è certamente politica. E, per quanto rozzamente espressi, sono materia politica anche lo sdegno contro i privilegi castali, il sordo sommovimento contro il sistema dei partiti, perfino la contestazione del sistema di riscossione fiscale incarnato da Equitalia. Alcune di queste pulsioni sono tipicamente di destra. Altre populiste di sinistra. Altre ancora del tutto nuove e tutte da interpretare. Esorcizzare il tutto definendolo "antipolitica" serve solamente a tapparsi occhi e orecchie. 

LA REPUBBLICA del 8 febbraio 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
"In un Paese normale dopo un fatto del genere ci si ritirerebbe a vita privata", dice Ignazio Marino a proposito del senatore Luigi Lusi. Il concetto parrebbe ovvio, ma ovvio non è. Accusato di avere fatto sparire la bellezza di 13 milioni dalle casse del suo partito (Margherita, poi Pd), Lusi non solo non si è ritirato a vita privata, ma occupa la vita pubblica con il piglio del protagonista, passandosela da capro espiatorio, da vittima predestinata, da "mostro che fa comodo a molti", in un crescendo sibillino e confuso di dichiarazioni e confidenze che tutto spiegano, tranne perché diavolo si sia appropriato di quattrini non suoi. Si capisce che Lusi, colpito da accuse tanto gravi, possa avere perduto lucidità, e cerchi di difendersi con tutte le sue forze. Ma si capisce, anche, quanto sia mutato, negli ultimi anni, il clima psicologico e culturale che circonda questo genere di reati. Un tempo erano una macchia infamante sull´onore del politico: bastava un avviso di garanzia per sentirsi fuori dai giochi. Oggi è come se questi maneggi disinvolti di denaro pubblico fossero parte integrante della lotta politica e dunque materia di dibattito, di distinguo, di contrattacchi polemici, in un guazzabuglio etico e perfino normativo che descrive spietatamente la progressiva perdita di senso del lecito e dell´illecito. 

LA REPUBBLICA del 10 marzo 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
Fossi leghista quello che davvero mi brucerebbe, leggendo i giornali, è vedere che l´affaire Boni viene raccontato come una specie di sub-concessione all´ombra del sistema di potere formigoniano. Neanche il "lusso", l´estro, la fantasia di uno scandalo autonomo, inedito, di nuovo conio, che si confaccia a un partito nato contro tutti gli altri partiti, nel nome di una "diversità" talmente radicale da spacciarsi addirittura per anti-italiana. Macché: uno scandalo di imitazione, lo scandalo gregario di un partito gregario, con un odore muffito di vecchio potere, di partitocrazia, di lottizzazione degli appalti, dei favori, delle entrature. La Lega, di questo passo, rischia di non avere neanche il privilegio di collassare da sé sola, per ragioni in qualche modo "storiche" come la fine di ogni sogno di secessione. Collasserà all´ombra dei palazzi altrui, della rovina altrui, e così come il mondo intero, quando è finito il governo di Roma, parlò della caduta di Berlusconi, non certo di quella di Bossi, l´Italia intera, quando finirà il vecchio potere alla Regione Lombardia, parlerà della caduta di Formigoni, non certo di quella di Davide Boni. 

LA REPUBBLICA del 9 febbraio 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
Internet è, molto spesso, il modo più nuovo per dire le cose più vecchie. Vedi l´acida polemichetta (su Twitter) a proposito di Maurizio Crozza, accusato di "copiare le battute", uno degli argomenti prediletti, nel sottobosco teatrale, dai tempi di Aristofane. Comici e autori di satira si accusano da sempre, già tra di loro, di rubare le battute. È una polemica stucchevole e soprattutto capziosa, basata assai più sul devastante narcisismo degli artisti (più o meno mancati) che sulla oggettività dell´accusa, perché una buona parte delle battute comiche è "res nullius", come i pesci del mare. Nascono da un mix inestricabile di tradizione popolare, motti di spirito orecchiati, meccanismi comici riadattati, limati, modificati, rovesciati. Ciò che fa poi la differenza è il loro uso, il contesto nel quale vengono inserite, e soprattutto la maniera di dirle, che è poi il succo dell´arte comica. Il bravo comico (per esempio Crozza) sa rendere comica, usandola nel modo giusto e al momento giusto, anche una battuta media; il cattivo comico rende loffia e inerte anche una buona battuta, per esempio scrivendola su Twitter. La comicità è rischiare la faccia davanti a un riflettore. Il resto è diceria nell´ombra, mormorio degli assenti. 

LA REPUBBLICA del 13 marzo 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
In Europa non si conoscono leader moderati che facciano campagna contro le unioni civili e le coppie omosessuali. Quelle campagne sono, ovunque, appannaggio dell´estrema destra, tipico argomento dei fascisti e dei cristiani oltranzisti. I moderati affrontano l´argomento con molta cautela, perché l´accusa di discriminazione su base etnica o sessuale, in Europa, suona sgradevole (se non per convinzione, per ipocrisia) anche alle maggioranze silenziose che votano centrodestra. Malgrado questo, la rozza sortita di Alfano in favore dell´unicità, di fronte alla legge, della "famiglia tradizionale", ha provocato, in Italia, solo le proteste delle associazioni omosessuali e di qualche settore dell´opposizione politica. E´ come se non esistesse un´opinione pubblica liberal-moderata, e soprattutto laica, in grado di condizionare i capi del centrodestra, di metterli in guardia da scivolate sul campo dei diritti. È come se si desse per scontato – da Berlusconi in poi – che la destra italiana è e sarà sempre quella roba lì, conformista, bigotta, omofoba, pre-europea, incapace di pretendere la propria fetta di difesa dei diritti, la propria fetta di democrazia. Per questo nessuno si è stupito del discorsetto di Alfano. Che a Cameron, per dirne solo uno, costerebbe qualche voto in meno e molti titoli di giornale in più. 

LA REPUBBLICA del 15 febbraio 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
L´Arma dei carabinieri, in questo Paese, ha un prestigio e un ruolo troppo importanti perché possa cadere nel silenzio la spaventosa storia di Giuseppe Gulotta, condannato con altri tre siciliani per l´omicidio di due carabinieri ad Alcamo, nel ´76, e riconosciuto estraneo ai fatti dopo ventuno anni di carcere: quasi una vita intera. Le false accuse contro i quattro cittadini innocenti furono inventate da altri carabinieri, le confessioni estorte con la tortura, la verità occultata proprio da chi aveva il compito di scoprirla, la legge ingannata dai suoi stessi servitori, uno dei quattro incarcerati senza colpe è stato trovato morto in cella, forse "suicidato". Una storia tenebrosa, violenta, inaccettabile che fa parte a pieno titolo degli anni di piombo, di quei depistaggi, di quelle fellonie di Stato, di quelle menzogne rivolte contro il cuore stesso del Paese. Leggerne la ricostruzione (ieri su questo giornale ne scriveva Francesco Viviano) sconvolge. E al tempo stesso costringe a domandarsi se l´Arma, oggi, ha fatto chiarezza su questa sua vergognosa pagina interna, o intende farla. La liberazione (atrocemente tardiva) di un innocente non basta a chiudere una pagina così sporca. Si vorrebbe sapere perché è accaduto; per quali perversioni della legge e dell´onore dello Stato; e con quali conseguenze per chi ha escogitato ed eseguito un crimine così grave contro la libertà e la giustizia.
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