LA REPUBBLICA del 4 maggio 2011
LA REPUBBLICA del 28 aprile 2011
LA REPUBBLICA del 1 maggio 2011
LA REPUBBLICA del 3 maggio 2011
LA REPUBBLICA del 4 maggio 2011
LA REPUBBLICA del 13 novembre 2010
Contestare Amos Oz per contestare la politica di Israele è come avere contestato,a suo tempo, Hemingway per la guerra di Corea, o Italo Calvino per la politica dei governi democristiani. Un assurdo in termini politici e logici: eppure è accaduto a Torino, ai danni di uno scrittore luminoso e di un uomo pacifico e sensibile al quale può essere imputato solo di essere israeliano (così come a Hemingway di essere americano e a Calvino di essere italiano). Con l’ aggravante che l’ imputazione, nel caso di un cittadino di Israele, finisce per essere sgradevolmente sospettabile di pregiudizio razziale. Poiché la questione mediorientale è gravida di morte e di dolore, gli schiamazzi incongrui sono particolarmente inopportuni. Più grave è più umanamente aspra è una contesa, più i toni dovrebbero farsi ugualmente gravi (la "gravitas" è una virtù, nonché un tono retorico, che non si concilia con le urla e la superficialità). In giro ci sono troppe Vestali dell’ Indignazione che confondono il volume della voce, e i toni rissosi, con la forza della parola e la giustezza delle cause. Ma la parola, dai loro rumorosi attacchi, esce indebolita, e la causa disonorata.
LA REPUBBLICA del 13 aprile 2011
LA REPUBBLICA del 10 aprile 2011
LA REPUBBLICA del 7 aprile 2011
Michele Serra da La Repubblica del 15 gennaio 2011
I coniugi Bertinotti sono stati sbeffeggiati in tivù (nella trasmissione di fighetti di potere condotta dal signor Signorini) per avere fatto una crociera alle Antille piuttosto che «frequentare le bocciofile». Della serie «D’ Alema a Sankt Moritz», gauche-caviar, sinistra incoerente eccetera. La crociera alle Antille costava 1250 euro, su una motonave gremita di impiegate e pensionati. Ma non è questo il punto. Il punto è che una casta di ricchi cortigiani di destra, che vanno in vacanza in elicottero e fanno le abluzioni con lo champagne, rompe le balle in forma continuativa a persone che conducono una vita di medio benessere (una volta si sarebbe detto: da media borghesia). È veramente il mondo alla rovescia., con gli amici dell’ uomo più ricco del Paese che accusano di lusso e di scialo il medio profilo dei borghesi di sinistra, additandoli allo sghignazzo e all’ ostilità popolare. Una forma di classismo alla rovescia, che attecchisce (purtroppo) negli spiriti semplici, indulgenti e anzi compiaciuti di fronte allo sfarzo immobiliare del sovrano, alle escort consegnate a domicilio come la pizza, alle cataste di miliardi, ma infurentiti dal fatto che qualcuno, di tasca sua, possa permettersi la libertà di campare e di viaggiare come meglio crede. Se ai Bertinotti la vacanza l’ avesse pagata Berlusconi, il pubblico di Signorini approverebbe senz’ altro.
Il Quirinale, dunque. La massima autorità del Paese e dello Stato. L’autorità in quanto tale, cioè in quanto autorità, per i giovani rivoltosi di allora valeva zero. Tutto doveva essere ribaltato perché a essere sbagliato era l’esistente, e il giusto doveva essere inventato daccapo. Qui, invece, un vecchio presidente diventa degno di essere ascoltato, e di ascoltare. Non ha potere esecutivo, non può fare leggi né cambiare la Repubblica, è una sponda politica di nessuna immediata utilità. Ma della Repubblica è il simbolo e della Costituzione il garante. Questo fa pensare chei manifestanti di oggi, o almeno la loro massima parte, nella Repubblica si riconoscano. Loro molto di più dei governanti sediziosi che invocano "arresti preventivi" e altre sconcezze antidemocratiche. È molto, molto più complicato, oggi, capire chi è davvero contro i poteri repubblicani: se il corteo che sfila sotto i palazzi oppure chi dai palazzi osserva con ostilità. Sono davvero passati quarant’anni.