LA REPUBBLICA del 21 dicembre 2011
"Il Segretario del Partito Marco Rizzo e il Responsabile esteri Alfonso Galdi hanno espresso dolore e presentato le proprie condoglianze al popolo nordcoreano per la morte di Kim Jong-il, guida della causa rivoluzionaria dell´ideologia Juche e del Partito, dell´esercito e del popolo della Repubblica Democratica Popolare di Corea". Questo comunicato ufficiale, apparso ieri sul sito dei Comunisti-Sinistra Popolare, ha avuto meritata fortuna tra i numerosi fan del paranormale. Forse per un disguido, o per un malevolo boicottaggio, il comunicato è apparso monco della sua seconda parte, anch´essa molto rilevante, che qui riportiamo: "Il Segretario Rizzo e il responsabile esteri Galdi sono altresì vicini al popolo plutoniano nel giorno del Sacro Hooog, in cui, a mille anni dalla sua morte in battaglia, si celebra la reincarnazione del Generalissimo Kkipga in un cavallo fosforescente. E invitano i fedeli a visitare il monastero virtuale di Hammon, nella galassia di Popelin, dove è possibile vedere lacrimare una statua della Beata Kattarinetta, figlia di Ponk, re di Ork, destinata a redimere la Via Lattea prima che si avveri il Grande Malefizio".
LA REPUBBLICA del 19 gennaio 2012
Sono molti gli spettacoli che urtano nel profondo la mia sensibilità, e contravvengono regole e princìpi che mi sono cari. Ma non mi sognerei mai di chiederne la soppressione, o di contestarne il diritto alla messa in scena. E´ questo – tra l´altro – che distingue nel profondo quelli come me dalle centurie di ultras cattolici, furibondi perché il Teatro Franco Parenti, a Milano, sta per mettere in scena un dramma che ritengono blasfemo, "Sul concetto di volto nel figlio di Dio", di Romeo Castellucci. Siamo abituati a chiamare tolleranza ciò che è, più semplicemente, fiducia nelle proprie convinzioni. Che possano essere messe a repentaglio da uno spettacolo, o da un´opinione altrui, è cosa che può pensare solo chi abbia un impianto culturale scarso, e una psicologia fragile. Ed è perlomeno curioso che i cosiddetti "relativisti etici" siano dotati, in questo senso, di un impianto ideologico evidentemente assai più solido di quello degli integralisti dogmatici, in apparenza muniti di un castello ideologico fortificato e inespugnabile. Le grida isteriche dei fanatici religiosi, la loro miserabile violenza verbale, sono la dimostrazione lampante della debolezza estrema del loro credo. Per primi sanno, e non osano dirselo, di avere una fede carente tanto in se medesimi quanto nel loro Dio.
LA REPUBBLICA del 31 dicembre 2011
Per diventare dittatori bisogna essere, prima di tutto, dei mentitori patentati. Umberto Bossi è, in questo senso, un talento sprecato, perché pur essendo un incallito mentitore non ha la possibilità oggettiva di diventare dittatore, se non acquistando un atollo sperduto e ribattezzandolo Padania per trasferircisi, come un reverendo americano matto, con i suoi fedeli. L´ultima balla – pronunciata ieri di fronte alla solita claque di partito – è un perfetto esempio di ribaltamento della verità. Bossi accusa Napolitano di avere "riempito il Nord Italia di tricolori, che alla gente del Nord non piacciono". È vero esattamente il contrario: è la gente del Nord che ha riempito le proprie città e le proprie case di tricolori, che a Bossi non piacciono. E lo ha fatto, per giunta, proprio perché a Bossi non piacciono, per spiegargli in modo definitivo, e politicamente ultimativo, che la Lega, al Nord, è solo una minoranza invadente e rumorosa. Non fosse stato per Bossi e per la Lega, il Centocinquantenario non sarebbe mai stato il trionfo popolare che è stato. L´anno che si conclude oggi lo annovera, in questo senso, tra i grandi artefici involontari della storia italiana.
LA REPUBBLICA del 25 gennaio 2012
Anteporre una buona scuola professionale a una mediocre e tardiva laurea, come ha fatto il viceministro Martone, significa affrontare un tabù. Nella tradizione classista del nostro Paese, le scuole professionali e i lavori manuali sono considerati da sempre lo sbocco naturale dei figli dei poveri; la laurea, il dovuto approdo dei figli dei ricchi. E dunque, quel politico che faccia l’elogio delle scuole professionali rischia di passare per un reazionario che non vuole aprire a tutti le porte dell’università. Ma io credo che Martone alludesse a un’altra verità, tutt’altro che reazionaria: tra un "dottore" dequalificato e mal pagato e un artigiano che sa il fatto suo, chi se la passa meglio? La destrezza manuale è, tra l’altro, cultura essa stessa, specie in un Paese di artigiani e tecnici sopraffini quale siamo da qualche secolo. Il disprezzo per il lavoro manuale in quanto tale, e per scuole professionali a volte ben più brillanti e funzionali di certi deprimenti atenei, è uno dei veri grandi problemi dei nostri figli. Convinti, anche per colpa nostra, che un dottorato a prescindere valga un’autorevolezza sociale che solo il lavoro (anche manuale) è invece in grado di dare. Una società di piccolo-borghesi frustrati non è affatto migliore di una società di artigiani e operai realizzati.
LA REPUBBLICA del 10 gennaio 2012
Negli ultimi anni è stato sempre più difficile distinguere tra destra e sinistra. La crisi economica ci sta aiutando a ridefinire almeno il cinquanta per cento della questione. Della sinistra e di ciò che ha in mente capiamo pochino. Della destra, molto di più. Il premier Cameron che si schiera anima e corpo in difesa della City e boccia qualunque proposta di tassare le transazioni finanziarie: è di destra. I repubblicani Usa che tra le cause nefaste della crisi additano la riforma sanitaria di Obama: sono di destra. I deputati italiani del Pdl che imputano ai controlli fiscali il proposito di "denigrare la ricchezza": sono di destra. Gli italiani che trafugano oro e contanti in Svizzera per paura dello Stato (i loro padri e nonni lo fecero, più romanticamente, per paura del comunismo): sono di destra. Il senatore americano Santorum (punta alla Casa Bianca) che considera blasfemo l´evoluzionismo ed è convinto che la Terra sia stata creata poche migliaia di anni fa da Dio: è di destra. La destra sarà anche rozza, anzi lo è spesso. Ma ha il pregio di non vergognarsi di quello che pensa e degli interessi che difende. Per la sinistra, a pensarci bene, la destra è la sola vera bussola rimasta: basta guardarla, basta ascoltarla, e si riacquista un minimo di stima per il fantasma della sinistra.
LA REPUBBLICA del 26 gennaio 2012
Nel nostro paese il novanta per cento delle merci viaggia in camion. Al di là di ogni questione ecologica (l´impatto ambientale è disastroso), colpisce la quasi totale dipendenza dei nostri consumi dagli autotrasporti. E il conseguente, smisurato potere (anche di ricatto) che la categoria può vantare nei confronti della società intera. Se i consumi a chilometri zero e la filiera corta vi sembrano solo ridicole utopie, o snobberie da nostalgici, ecco un´ottima occasione per rifletterci sopra, come si dice, laicamente. Il mercato, da sé, non è in grado di distinguere (ne è interessato a farlo) tra consumi virtuosi e consumi viziosi. Ma noi, magari, potremmo almeno provarci. Le arance siciliane a Milano sono una logica conquista (a Milano non crescono arance), ma bere a Roma acqua minerale delle Alpi, o mangiare in Piemonte peperoni olandesi, è una fesseria indotta da interessi del tutto estranei a quelli di chi li compera e li mangia. Comperare un cibo o una merce significa anche pagargli il biglietto del viaggio, ma quasi nessuno ci pensa. Il linguaggio dei consumi è complicato, o cominciamo a impadronircene, e a governarlo, o restiamo analfabeti, e come tali manipolabili, e sottomessi, e in balia di meccanismi destinati a sovrastarci in eterno.
LA REPUBBLICA del 11 gennaio 2012
Le dimissioni di Malinconico erano un atto dovuto, e urgevano per preservare il buon nome di un governo che vanta discontinuità e dunque deve dimostrarla ogni giorno. Ma non basteranno a spegnere l´incendio anti-casta, che divampa senza più distinguere gli alberi tarlati da bruciare, e quelli sani da rispettare. Non solo le vacanze pagate dalle varie cricche, anche quelle pagate di tasca propria ormai valgono come capo d´imputazione per chi fa politica. L´altra sera alla radio una signora invelenita rinfacciava a Rutelli il Natale alle Maldive (frequentate da centinaia di migliaia di italiani) accusandolo "di non avere mai lavorato". Non sono un fan di Rutelli, ma in quell´accusa stridula e assurda risuonavano i peggiori umori (da forca) di una fetta ahimè larga di opinione pubblica, che ha il sangue agli occhi e ha stabilito che è "la politica", in sé, il capro espiatorio di tutte le nostre tare. E il clima è tale che il conduttore, di solito perspicace, non ha avuto l´ovvia accortezza di replicare alla signora che la politica, quando è fatta con coscienza, è un lavoro eccome. E non dei più facili. Latrare contro "i politici", presi in un solo mazzo come lestofanti e scrocconi, è un´idiozia come tutte le fole che fanno le veci della realtà. E, quel che è peggio, prepara il campo al primo dittatore o demagogo in grado di fare propri quegli umori da servi maldicenti.
LA REPUBBLICA del 3 gennaio 2012
Perché i "conflitti sociali" evocati da Susanna Camusso siano una concreta possibilità, non è cosa che richieda di essere spiegata. Solo uno sciocco può non capire che laddove le disuguaglianze aumentano, aumenta la tensione sociale. Quello che impressiona, piuttosto, è la grande difficoltà di immaginare – da parte di tutti – quali forme questi "conflitti sociali" possano assumere, quale volto possano avere. Al di là dei fuochi fatui dell´estremismo di piazza (che è la più vecchia e dunque la più inutile delle forme di antagonismo), è da molti anni che la voce degli ultimi non trova la maniera di farsi ascoltare. I sindacati faticano a drenare gli umori e le esigenze dei non rappresentati, dei precari e dei ragazzi senza lavoro. La fabbrica, da tempo, non è più il teatro che possa mettere in scena in modo rappresentativo e solenne l´incontro-scontro tra capitale e lavoro. La sinistra, che è il vettore storico (bisecolare) della protesta sociale, è semiparalizzata dal carico di responsabilità (anche istituzionali) che la crisi finanziaria le scarica sulle spalle. Siamo, in un certo senso, all´anno zero del conflitto sociale "new age". Largo spazio a chi inventerà qualcosa di nuovo: forme organizzative, parole, azione politica.
LA REPUBBLICA del 15 dicembre 2011
Ma i deputati leghisti che sbraitano in Parlamento contro la manovra del governo, e se la passano da Paladini del Popolo, sono gli stessi deputati leghisti che fino a venti giorni fa hanno votato senza fiatare qualunque porcata, qualunque legge che tutelasse l´impunità e i profitti del loro alleato miliardario, e negli ultimi anni hanno permesso che la pressione fiscale aumentasse, gli enti locali si impoverissero, i servizi sociali diminuissero? Ma sì, certo che sono gli stessi. Imbarazzanti nel ruolo di alleati di ferro dell´uomo più ricco d´Italia, imbarazzanti nella rinnovata veste di rivoltosi a scoppio ritardato e di secessionisti rifatti. Di tutti i partiti si può dire, con qualche forzatura malevola, che hanno per scopo la propria conservazione. Ma per la Lega questa è una verità al cubo: nell´affastellarsi concitato di fasi istituzionali e fasi rivoluzionarie, poltrone da ministro italiano e megafoni secessionisti, urla contro "Berlusconi mafioso" e cenette fraterne ad Arcore, retate di camorristi e pallottole ai giudici, provincialismo bonario e odio etnico allo stato puro, il solo elemento leggibile è l´avventura di un gruppo di vecchi amici che cercano, a qualunque costo, di rimanere a vita sulle prime pagine dei giornali e conservare qualche seggio a Roma. A cosa serve la Lega? Serve alla Lega.
LA REPUBBLICA del 27 gennaio 2012
Neppure il tradizionale caos che regna a sinistra, con la perenne lite tra le sue dieci o venti componenti, può mettere in ombra l’orrendo spettacolo offerto del centrodestra.
Con una clamorosa aggravante: che a destra gli attori sono solamente due, Pdl e Lega, Berlusconi e Bossi. Ma pur potendo contare su un cast così risicato, l’ex maggioranza riesce a mettere in campo l’intera gamma delle ambiguità, delle ipocrisie, del colpo basso e del fratricidio. Bossi che sbaciucchia Berlusconi e dieci minuti dopo gli dà della "mezza cartuccia", Berlusconi che appoggia Monti mentre i suoi giornali gli danno dello strozzino, Bossi che pretende la testa di Monti servita su un vassoio e usa Formigoni come scudo umano, Maroni ridotto a muto mamozio sotto il palco di Bossi che grida le sue cosacce fuori sincrono (come Ghezzi alle tre di notte su Raitre), il sindaco di Adro – un burino mai visto, mi si perdoni l’eufemismo – che insolentisce il capo dello Stato, mezzo Pdl che sorride a Monti (la destra decente: un’apparizione imprevista!) e l’altro mezzo che medita di fargli le scarpe… Esiste ancora una destra, in Italia? Cosa pensa? In cosa crede? Che programmi ha? Dopo anni che facciamo queste domande (inutilmente) alla sinistra, possiamo concederci una breve pausa di ricreazione.