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LA REPUBBLICA del 16 ottobre 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
Qualcuno riesce a immaginare un liceo tedesco che, nel 2012, esponga nella sua aula magna un quadro encomiastico raffigurante Adolf Hitler? Ovviamente no. E allora: perché un liceo di Ascoli ha pensato di esporre nella sua aula magna un ritratto di Benito Mussolini a cavallo? (E perché un sindaco del Lazio ha intitolato addirittura un mausoleo al maresciallo Graziani, genocida, gasatore di africani, tra i simboli più spregevoli del razzismo e del colonialismo? E perché, nelle sue varie forme, l’apologia del fascismo prospera nel nostro paese, unico in Europa?). Ispiratore di Hitler e del nazismo, suo complice diretto nella deportazione e nel genocidio degli ebrei (degli italiani ebrei: traditore, dunque, del suo popolo), Mussolini gode negli ultimi anni di una sorta di inspiegabile franchigia. Per colpa di una destra ignorante e frustrata, diversa da tutte le destre di governo europeo, è passata l’idea che il sedicente Duce fosse, a differenza del suo allievo tedesco, un dittatore blando, e uno statista vittima degli inciampi della storia. Il risultato è che un preside di scuola, funzionario pubblico, si stupisce e si rammarica delle reazioni suscitate dal ritratto equestre di colui che ci portò alla guerra razzista, e alla rovina della Patria. 

LA REPUBBLICA del 12 dicembre 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
Essendo Monti leader tipico di un centrodestra civile (per intenderci, per lui avrebbero votato la borghesia liberale della prima Repubblica e una buona fetta del ceto medio democristiano), la domanda da farsi è quanta parte dell´elettorato italiano di centrodestra è ancora in grado di capirlo, e votare per lui nel caso si candidasse; e quanta parte, invece, è definitivamente rincitrullita (e culturalmente corrotta) dal ventennio populista, e ancora si riconosce nel sedicente Silvio. Sarà questa la grande incognita del voto se Monti (o uno schieramento esplicitamente montiano) deciderà di competere: due destre tra loro inconciliabili (Berlusconi e Monti) si contenderanno il voto moderato, Bersani si terrà i suoi, Grillo farà la conta di quanti credono nella sua palingenesi internettiana. Quattro "poli", con due estreme (Berlusconi e Grillo), un centrodestra (Monti) e un centrosinistra (Bersani). Se il quadro è questo, non si capisce perché Bersani, sia pure garbatamente, osteggi la candidatura di Monti. Che potrebbe forse sfilare qualche voto all´ala destra del Pd. Ma sarebbe, soprattutto, il grande antagonista di Berlusconi, contendendogli il suo stesso elettorato. 

LA REPUBBLICA del 17 ottobre 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
Ha sollevato polemiche lo spot (non più in onda) della nuova trasmissione di Michele Santoro nella quale “gente comune”, sollecitata per la strada a dire la sua sui politici ladri, risponde che li ammazzerebbe, magari con “una schioppettata”. Le polemiche riguardano la cruenza delle frasi carpite a questo o a quel passante, inserite nello spot, come è ovvio, per scelta e non perché lo ordinava il dottore. Ma al di là degli acuti, nello spot colpisce il fiducioso affidamento alla vox populi di un giudizio (di condanna) tanto assoluto quanto generico. Si parte dal presupposto che gli interpellati – in quanto popolo – parlino da una condizione di innocenza tradita: non è tra loro che, neanche per caso, possa celarsi uno dei trafficoni o dei galoppini o degli stipendiati a scrocco o dei venditori di voti o dei ladri di appalti o dei falsi invalidi o degli evasori che (a milioni) reggono lo strascico alla “casta”, lucrandone più di qualche spicciolo, e spesso essendone il mandante. Chi ha vissuto gli anni di Tangentopoli conosce bene questo genere di umori. E sa anche che chi sventola il cappio sarà il primo, domani, a suggerire un padrone peggiore del precedente. Il più feroce nemico dei politici corrotti, a quei tempi, fu Vittorio Feltri.

LA REPUBBLICA del 13 dicembre 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
Con una tenacia impressionante Pierluigi Battista rilancia, sul “Corriere”, il verbo terzista, lamentando il ritorno sulla scena del vecchio match berlusconiani-antiberlusconiani, trattati come le due fazioni rissose e inconcludenti che rubano la scena ai discorsi seri, alla politica seria, all’Italia seria. Nell’analisi di Battista manca una terza fazione (imbalsamata almeno quanto le prime due) che è la sua, quella dei terzisti. Che da anni fissano la scena evitando accuratamente di cogliere il rapporto di causa ed effetto che spiega la rissa in corso: l’antiberlusconismo è ovvia conseguenza del berlusconismo, è il livido che segnala la martellata, la difesa che replica all’offesa. Gli antiberlusconiani sarebbero stati entusiasti di non parlarne mai più e di passare ad altro argomento (ce ne sono tanti). Non è colpa loro, soprattutto non è scelta loro se quel signore nefasto, che ha reso ridicola l’Italia nel mondo, è ricicciato fuori quando nessuno (compresi parecchi dei suoi) ne sentiva la mancanza. Battista abbia pazienza, si spolveri la giacchetta dal polverone che solleviamo noi rissanti, quando avremo finito (perché prima o poi questo strazio finirà) gli faremo un fischio. 

LA REPUBBLICA del 29 agosto 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
L’idea di un’umanità solo vegetariana (vedi le “proiezioni” riportate ieri da Enrico Franceschini su questo giornale) ha qualcosa di integralista, e tra l’altro riconduce ai nefasti tabù alimentari che quasi ogni religione adotta. E tuttavia non c’è persona sensibile e informata che non si renda conto del rovinoso dominio che l’Impero della Carne esercita sul pianeta. Quel vero e proprio ossimoro che è l’agroindustria (tabula rasa del mondo vegetale per trasformare i campi in mangimifici per gli allevamenti intensivi) sarebbe costretta ad arretrare di qualche milione di ettari se il consumo di carne si riducesse. Mangiare meno carne ridarebbe fiato alle biodiversità, ostacolerebbe la diffusione degli Ogm (che per l’agroindustria sono nati, e fuori dall’agroindustria quasi non hanno mercato), aiuterebbe l’agricoltura e i contadini a riacquistare centralità, autodeterminazione, peso economico e politico. La selvaggina (non si adombrino gli anti-caccia) è infinitamente più salubre e più “etica” della carne da allevamento intensivo. Piccola bibliografia: “Il dilemma dell’onnivoro” di Michael Pollan e “Se niente importa” di J. S. Foer. 

LA REPUBBLICA del 14 settembre 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
Breve sunto dei pensieri e dei dubbi di un probabile elettore alle probabili primarie del centrosinistra. Bersani è una persona seria, competente e anche simpatica, ma è troppo legato alla cultura produttivista del Novecento e all’ossessione della crescita. Renzi è tosto e ha ragione da vendere quando accusa il paese (e il Pd) di essere castali e gerontocratici, ma ancora non ho capito che idea di società ha in testa, ammesso ne abbia una. Vendola ogni volta che parla mi fa capire che senso ha essere di sinistra, ma vederlo in fotografia con Diliberto e Ferrero mi fa dubitare delle sue capacità di stare in un governo senza sfasciarlo. Tabacci è bravo e intelligente, quando lo vedo da Gad Lerner sono tanto contento, ma con il centrosinistra che accidenti c’entra? Laura Puppato (vedi intervista a Concita De Gregorio, Repubblica di ieri) è l’unica donna e il suo programma è di gran lunga la cosa più intelligente, bella e consolante fin qui udita, ma fino a ieri l’altro non sapevo chi fosse e un dalemiano chiederebbe: quante divisioni ha Laura Puppato? Classifica (del tutto personale, nonché aggiornabile): prima Puppato, secondi ex aequo Bersani e Vendola, quarto Renzi, fuori concorso Tabacci. 

LA REPUBBLICA del 30 agosto 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
Per i minatori del Sulcis è un (meritato) trionfo mediatico, anche a prescindere dal piccolo dramma in diretta, la lama sul polso, le urla, il trambusto. Quasi impossibile trovare un giornale che non ne parli bene, compresi quelli di destra. Noi commentatori, sapete, riconosciamo al volo il fascino “letterario” della miniera; così come ci piacque raccontare delle proteste d’alta quota, su gru e torri, lavoratori autosospesi tra terra e cielo; e di quegli altri sardi al confino all’Asinara, così tenaci e così spiritosi da fare la parodia dei talkshow, e definirsi “l’Isola dei cassintegrati”. Poi però, se proviamo a fare un bilancio non mediatico ma sindacale, non virtuale ma sociale, il discorso cambia. E cambia parecchio. Chi prende le decisioni – quelli che una volta si chiamavano i padroni – bada ben poco all’opinione dei giornali. Grandi popolarità mediatiche (pensate alla lotta dei minatori inglesi, che divenne anche epopea cinematografica) si sono poi tradotte in pesanti sconfitte sul campo del lavoro. Spiegava Marx la differenza tra la struttura (i rapporti di produzione, l’ossatura della società) e la sovrastruttura. Noi dei media siamo la sovrastruttura. 

LA REPUBBLICA del 19 settembre 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
I salafiti non lo sanno, e probabilmente non se ne accorgeranno nemmeno a cose avvenute: ma il vero “attacco all’Islam”, da parte dell’Occidente impuro e corrotto, non verrà da altri filmetti blasfemi o nuove vignette irriverenti. Verrà da un kolossal coprodotto dal Qatar e da un potente produttore americano (lo stesso di “Matrix” e “Il signore degli anelli”), una trilogia da quattrocento milioni di dollari con la benedizione di autorevoli studiosi islamisti, congegnata nel rigoroso rispetto della legge coranica e con lo scopo, virtuosissimo, di ristabilire la verità su Maometto, la sua biografia autentica, il suo ruolo (certificato nei titoli di coda) di portatore della Verità. La macchina mitologica americana è implacabile: ne sortirà – si accettano scommesse – un Profeta supereroe, qualcosa tra Batman e Lawrence d’Arabia, e infine la globalizzazione sarà riuscita a neutralizzare anche Maometto, dopo il povero Cristo trasformato da Mel Gibson in una star del genere horror. Nessuno come l’uomo contemporaneo (non importa se un salafita del Cairo o un ateo di Manhattan) è in grado di capire le ragioni profonde dell’iconoclastia. 

LA REPUBBLICA del 31 agosto 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
Se anche un cattolico più vicino alla società che al dogma (mi riferisco al vicesindaco di Milano, Maria Grazia Guida) si mette di traverso contro il testamento biologico, vuol dire che non c’è più speranza. Non c’è più speranza di far capire al mondo cattolico, nella sua quasi interezza, che non può costringere il resto del mondo a vivere e a morire secondo precetti che non gli appartengono. E che la confusione tra leggi dello Stato e volontà della Chiesa è un vero e proprio oltraggio inferto ai molti milioni di italiani non cattolici. A rendere ancora più triste la sortita del vicesindaco, e della cosiddetta componente cattolica del Pd, la notizia che il pastore valdese di Milano, Giuseppe Platone, si rallegra della volontà della giunta Pisapia di introdurre il testamento biologico per i cittadini milanesi, e ricorda che i valdesi già sono depositari di 800 testamenti perché «credono nell’autodeterminazione della persona». Mi dispiace doverlo dire con inevitabile brutalità: ma chi è contro il testamento biologico è contro l’autodeterminazione degli esseri umani. Il vicesindaco di Milano, purtroppo, non fa eccezione. 

LA REPUBBLICA del 25 settembre 2012 

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  L'Amaca
Per spiegare lo sbalorditivo comportamento del presidente del Cagliari, signor Cellino, che ha invitato il pubblico ad andare ugualmente allo stadio nonostante manchi l’agibilità, non basta rifarsi all’antica tradizione di goffaggine dei ricchi padroncini del calcio italiano. C’è qualcosa di nuovo e, direi, di moderno: c’è quella sorda ostilità alle regole (quelle dello Stato e quelle del buon senso, non sempre coincidenti ma spesso sì) che ha trovato, negli ultimi anni, non solo una legittimazione ideologica, ma una sua prassi “alta” e “bassa”, quanto basta per far considerare normale, e magari sagace, mettere tra parentesi la legge. Ovviamente non tutte le leggi sono giuste, e per saperlo non è necessario scomodare Antigone (la poveretta è diventata l’alibi culturale per giustificare i porci comodi di chiunque). Ma per ribaltarle del tutto o in parte, le leggi, in genere è necessaria una rivoluzione, oppure lunghi e faticosi processi politici collettivi. Qui uno si alza al mattino e, dopo il cappuccino, decide che si va tutti insieme allo stadio, e chi se ne frega delle autorità di pubblica sicurezza. La disobbedienza, nei secoli, ha sempre avuto un prezzo. Oggi siamo ai saldi: basta uno 0-3 a tavolino. 
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